True Detective 2 — Down Will Come
Un bel respiro e via con il quarto episodio, che segna anche la metà di questa seconda stagione dato che, in totale, ne sono previsti otto. Per prudenza e anche per ricordarlo a me stesso ripeto che si tratta di un’ottima serie thriller/poliziesca, con ottime ambientazioni e una bella atmosfera cupa; ma figlia di una madre inarrivabile. E ora torniamo ai fatti.
Trama
Continua la tendenza ad avanzare a piccolissimi passi e a trattare le storie dei personaggi senza cercare necessariamente un ritmo comune. In generale, al cinema e in televisione, si cerca di accordare il ritmo con cui gli eventi accadono. Alcuni la chiamano risonanza ma non ha un nome ufficiale. E’ una tecnica di scrittura che poi si ripercuote in regia e che di fatto serve ad amplificare un’emozione di base che gli autori vogliono trasmettere. Quindi, ad esempio, se la trama principale parla di un grande progetto di lavoro e quella secondaria è la storia d’amore del protagonista, i due eventi dovrebbero entrare in crisi simultaneamente, rispecchiandosi uno nell’altro. Non è oro colato, intendiamoci, solo una delle tante convenzioni che fanno da punto di riferimento quando si scrive. Pizzolatto sceglie di lasciarla da parte in favore (credo) di un realismo molto nitido e assolutamente credibile. Gli eventi accadono quando per ognuno dei personaggi è naturale che accadano, senza cercare una struttura narrativa che li accordi rischiando di apparire finta. La controparte, certo, è che c’è sempre qualcuno in ombra.
In questo episodio le trame dei vari protagonisti si muovono in misura diversa. Ani viene denunciata dall’uomo che frequentava (quello che era uscito imbarazzato dalla camera da letto) per comportamenti inopportuni, una sorta di accusa di molestia sessuale. Il suo superiore è costretto a infliggerle una sorta di sospensione: potrà continuare l’indagine in corso ma non potrà più entrare nell’edificio del dipartimento di Stato. Non ho capito perfettamente questa regola, a naso mi appare anzi poco credibile ma non metto in dubbio che sia vera.
Ray si presenta da suo figlio e gli consegna il distintivo di suo nonno (ma che lui sente come proprio): ha deciso di accettare la proposta della moglie di lasciarle la custodia esclusiva (almeno questo sembra essere il senso della scena) e quindi è lì per dire addio al bambino e lasciarli un pegno.
Paul si sveglia in un letto sconosciuto e si rende conto di aver passato la notte con un uomo. Umiliato da se stesso scappa e torna in albergo dove scopre che un nutrito gruppo di giornalisti lo sta aspettando per fargli domande su fatti di guerra. Per quanto ci fosse già stato detto che Paul ha un passato difficile che riguarda il suo servizio militare, l’ingresso in scena dei giornalisti non è chiarissimo. Sembra che ci sia un caso mediatico in atto ed è strano (almeno per me) trovarsi nella condizione in cui praticamente tutti i personaggi ne sanno di più dello spettatore. Ray dichiara di aver letto che cosa Paul abbia fatto in guerra e per lui è un eroe. Non sapere cosa sta accadendo in scena per me è divertente nella misura in cui crea una certa suspense, ma quando dura troppo diventa fastidioso. Mi ricorda quelle situazioni in cui mi raccontano un aneddoto omettendo il soggetto perché “poi alla fine riderai”. Solo che l’aneddoto dura venti minuti e io non ho davvero idea di cosa tu stia parlando. Fastidio.
Frank è decisamente fermo. Dopo aver preso decisioni importanti nella puntata scorsa qui lo vediamo semplicemente replicare ancora e ancora la stessa scena in cui va a reclamare la fedeltà dei suoi vecchi collaboratori. Anche qui la storia ci ha già messi a parte che Frank un tempo era un gangster potente e che tutt’ora, per quanto sia fuori dal giro da un po’, non ha perso lo smalto. Tuttavia, contando le due volte in cui lo ha fatto nell’episodio 3, siamo a cinque scene dal senso identico che, oltretutto, non raccontano nulla di nuovo del personaggio. Scene godibilissime, intendiamoci, solo un po’ vuote. Sul fronte personale Frank discute un paio di volte con sua moglie per la questione del figlio che non arriva e della lontananza emotiva di lui che è troppo preso dal lavoro. La coppia comunque resta affiatata nonché, paradossalmente, l’unico esempio coniugale sano della serie.
E poi c’è il caso, che merita un punto a parte.
Caso
Caspere, funzionario del comune addetto all’edilizia e complice di Frank, è morto. E’ stato torturato e ucciso, e il suo corpo messo in un punto dove avrebbe senz’altro creato scalpore. Le indagini per adesso hanno rivelato che Caspere era un uomo ricco, dedito a varie abitudini sessuali a pagamento, amico del sindaco, proprietario di almeno una casa di cui nessuno sapeva niente e collegato, sebbene alla lontana, al movimento pseudoreligioso del padre di Ani.
E’ davvero possibile credere che Caspere sia stato torturato, ucciso e posizionato in quel modo da un pappone messicano che voleva sapere dove avesse nascosto orologi di valore? Perché a me che non ho fatto le scuole di investigazione sembra poco credibile. I nostri eroi trovano un banco dei pegni a cui è stato venduto un orologio di Caspere. Attraverso i video della sorveglianza trovano la ragazza che lo ha impegnato e indagando su di lei scoprono che è una prostituta gestita da un messicano. Sull’orologio ci sono in effetti le impronte di tutti loro: Caspere, lei, l’altro.
Da qui a credere che davvero siano stati loro mi sembra che ce ne passi, soprattutto dopo la fucilata al sale rosa dell’Himalaya che Ray si è preso in pieno petto da parte di un elegantone con una maschera da uccello. Invece tutti loro sono convinti che sia assolutamente necessario arrestare per omicidio il messicano e lo vanno a prendere direttamente nel suo territorio organizzando un’operazione in grande stile con giubbotti antiproiettile e alcune unità di rinforzo.
Realismo?
Il finale di puntata, nonostante sia un’accelerata nel ritmo complessivo della storia, è una scena d’azione che non mi sono goduto. So che la serie non si basa su questo e che punta ad altro, ma nel clima generale di realismo spinto mi ha fatto storcere il naso. Perché dopo essere sempre stati così lenti e prudenti i protagonisti corrono a imbracciare le armi contro questo sospettato? Ma ammettiamo pure che il desiderio di farla finita con l’indagine sia salito tanto da far loro mettere da parte la prudenza. Questo include anche i caschi? Perché nessuno li ha? Se stai andando verso una situazione in cui pensi che ti serva il giubbotto antiproiettile e dei rinforzi, la testa non la proteggi? Ok, non insisto. Diciamo che è un’inezia o un problema solo mio. Resta il fatto che la scena ha una regia poco chiara, non si capisce bene chi è dove e dietro cosa si nasconda e nella linea di tiro di chi sia.
La sparatoria dura alcuni minuti, è fredda e brutale nel pieno rispetto dell’atmosfera della serie e porta a una situazione di stallo che fa da gancio per la puntata successiva.
Considerazioni finali
Per certi versi è una delle puntate che mi è piaciuta di meno, ma ammetto che si tratta di gusto soggettivo e di non avere dei motivi reali a sostegno di questa mia percezione. In parte è la frustrazione nel vedere i protagonisti, che dovrebbero essere degli esperti del settore, muoversi senza un indirizzo definito, senza una teoria da convalidare o smentire. In parte è per tutte le piccole sottotrame che niente, non tornano. La ragazza sparita? E questa storia di Black Mountain quanto è grande? E perché il partner di Velcoro seguiva Paul? E l’attrice di Hollywood? E la questione del figlio di Ray, finisce così?
Continuano anche le scene nel bar con musica dal vivo, dove le canzoni sono sempre tristi e nostalgiche e dove stavolta non compare neanche la cameriera sfregiata. Ho chiesto ad altri amici e conoscenti appassionati della serie e no, non è solo un’idea mia: quel locale è strano, è una spruzzata poetica fuori contesto che non convince molto.
A fianco di questi motivi di amarezza ci sono anche scene molto intense. La più forte secondo me è quella in cui la ragazza di Paul (quella con cui lui doveva ricorrere al Viagra), gli confida di essere incinta e che vuole tenere il bambino. Lui si mostra felice e sembra esserlo davvero. Le dice che anche lui lo vuole, che la ama e che vuole sposarla. E’ una scena bella e terribile perché lo spettatore sa che quella è la via per l’infermo. Paul crede di aver trovato un modo per fuggire dai suoi sensi di colpa per la propria omosessualità e sta coinvolgendo il futuro di una donna e di un figlio. Nel più probabile dei casi è una tragedia annunciata che potrebbe dar vita a una storia interessante.
In ultima battuta, il finale. Vedremo come andrà avanti la storia ma l’impressione è che l’orologio al banco dei pegni, le impronte digitali di un pappone messicano maniaco omicida e tutto il resto facciano sempre parte dello stesso complotto che ha fatto comparire il cadavere di Caspere ai margini di un’autostrada. I protagonisti sono gli unici superstiti di una strage che ha visto morti e feriti sia tra i poliziotti che tra i passanti. Il loro bersaglio, il messicano, è morto sotto i loro stessi colpi e l’edificio da cui era uscito è saltato in aria. Ci sono tutti gli elementi per mettere Paul, Ray e Ani al centro di un’enorme tempesta sia mediatica che disciplinare.
Continua anche, quindi, la tendenza di Pizzolatto a utilizzare stratagemmi comuni nei polizieschi e contestualizzarli in modo originale, con un taglio inatteso. La prossima puntata, “Other Lives”, potrebbe anche portare a un completo cambio di assetto della Vinci che abbiamo visto fino ad ora.