Giriamolo strano: Doctor Strange — recensione senza spoiler
Doctor Strange nasce negli ’60 ma il mio primo incontro con lui (che pur avevo sentito nominare) è stato nei giorni dell’uscita del trailer. Parlando con un amico che si intende di eroi Marvel gli avevo chiesto che poteri avesse.
“Manipola la realtà a piacimento.”
“Ottimo” rispondo io “quindi è il più potente di tutti.”
“Beh, no.”
“Come no? Manipola la realtà.”
“Sì… sì. Teoricamente sì. Ma è una cosa Marvel. È più o meno potente in base al contesto.”
Veniamo al 2016. Esce Doctor Strange, per la regia di Scott Derrickson, il quale dopo alcuni horror e Ultimatum alla Terra approda alla ricca casa Marvel. Il film ha avuto un budget di circa 165 milioni di dollari, poco meno di Guardians of the Galaxy, e un attore d’eccezione (Benedict Cumberbatch).
Nel complesso è un normale film Marvel, con qualche caratteristica a innalzarlo sopra la media e diverse altre a ricordare che, beh… è un film Marvel.
Storia
C’era una volta il Doctor Strange, un chirurgo bravissimo e famosissimo, un vero luminare del suo campo. Strange sceglie per sé solo i casi più prestigiosi anche se questo significa scartare dei pazienti bisognosi. È arrogante ma simpatico, dotato di un sarcasmo tagliente. Una notte fa un incidente d’auto e perde parzialmente l’uso delle mani, terminando così la sua carriera da chirurgo. Strange non si dà per vinto, prova ogni terapia possibile e quando la medicina esaurisce le sue risposte ne cerca di nuove nel misticismo in oriente. Conosce così l’Antico, una donna di incredibili poteri che protegge e addestra un ordine di monaci stregoni a cui insegna incantesimi e rituali per proteggere la Terra. Attualmente il cruccio dell’Antico è rappresentato da Kaecilius, un ex allievo ora sedotto dal lato oscuro dalla dimensione oscura, che vuole impadronirsi del grande segreto con cui avrà potere, vita eterna, ecc ecc…
Doctor Strange si allena, parla con la gente, fa battute, si allena di nuovo, impara a fare degli incantesimi, parla con la gente, si allena, poi incontra il cattivo, lo affronta, titoli di coda. E tutto senza spoiler.
Il lato comico
Doctor Strange recupera quel tipo di comicità basata sull’ironia che non si vedeva dai tempi del primo Iron Man. Un po’ perché il personaggio si presta bene: esattamente come Tony Stark non è muscolare, è un nerd, meno solenne e più scanzonato; un po’ perché l’attore è abbastanza bravo da sostenere una comicità fatta di sottigliezze e di espressioni che non devono mai essere eccessive (o si cade nel cosiddetto faccettismo).
Cumberbatch per questo film è un toccasana e in molte occasioni è lui a rendere credibile il personaggio e dare un po’ di qualità al film. La riprova è che, a parte per Strange, il resto della comicità esplode e si esaurisce in siparietti, senza pervadere il film nel suo complesso.
Cattivi alle giostre
I problemi di Doctor Strange non sono dei veri problemi. Cioè… sarebbero problemi se ci fosse stata l’intenzione di fare di questo film un film propriamente detto. Ma ne parliamo dopo. Per adesso facciamo finta che Strange sia un film come tutti gli altri, non Marvel.
Io ci ho visto tre problemi:
La storia è drittissima. È vero che si dà un sacco di spazio alla genesi dell’eroe (poco più di metà del film) ma è un peccato che nel frattempo non nasca niente che poi dia frutti. La storia d’amore è del tutto accessoria e viene appena menzionata, i rapporti con maestri e colleghi stregoni sono tagliati con l’accetta e nemmeno il cattivo ha un qualche legame con il protagonista. Non si empatizza con nessuno tranne che con Strange, e anche nei suoi confronti è solo una questione di simpatia perché non accade nulla di davvero toccante per cui comprendiamo la sua scelta di caricarsi il mondo sulle spalle.
Il cattivo è davvero poco interessante. Non quanto l’inutile villain di Deadpool ma quasi. Capisco che si senta tradito dall’Antico e anche che desideri grandi poteri e vita eterna… ma bisogna essere davvero stupidi per pensare che affidarsi a un’immensa entità malvagia risolva il problema. Questo Kaecilius ci passa da bambino che pesta i piedi, non è interessante.
La giostra. Quando vidi il trailer per la prima volta ero contento: sembrava una baracconata divertente, ben fatta. Mi piacevano gli effetti alla Inception e immaginavo che questi maghi avrebbero manipolato la realtà per combattere. Ni. In realtà non usano quasi mai la realtà come un’arma, tranne forse un paio di sparute occasioni. Per il resto, semplicemente, quando gli stregoni combattono tra loro le città si trasformano in giganteschi parchi gioco per bambini. Non lo so perché, va così. Questa completa riduzione dei poteri a pura estetica è stata deludente (per me).
Conclusioni
Come film in generale è mediocre. La struttura è banale, dice davvero poco più di quel che mostra, si serve di espedienti semplici per far ridere lo spettatore ed evita con cura di imbastire trame anche solo minimante complesse per approfondire i personaggi.
Come film Marvel non è affatto male. La genesi dell’eroe è dettagliata, molto graduale e dà un tempo ragionevole al personaggio per superare la sua naturale incredulità nei confronti della magia. La comicità funziona, gli attori anche e nel complesso viene fuori un film gradevole.
Ecco, il punto magari è questo: a quanto pare la Marvel ha del tutto rinunciato a fare film perché siano film e sta producendo delle pellicole di un genere proprio, profondamente orientato a un target che già conosce questi eroi e vuole solo vedere i fumetti che ama animati e interpretati. E infatti non c’è ricerca, non c’è volontà di strutturare personaggi e storie, di creare intrecci e dare profondità emotiva (l’ultima volta che è successo, e già era un caso isolato, fu con Guardians of the Galaxy). Va bene eh, è un modo come un altro per una grande azienda di fare soldi. Però ecco… è una realtà che chi ama il cinema dovrà tener presente quando sospira all’ennesima recensione da quattro stelle e mezzo su Antman o quando si innervosisce perché un bel film (magari indipendente) è stato relegato in dieci sale a causa dell’ennesimo re-reboot di Spiderman.
Personalmente credo che in futuro ne guarderò meno possibile. C’è davvero tanto da vedere e questi film ormai danno sempre, costantemente, le stesse poche cose ogni volta.